calcata
quaTTro
nas ruas outros rostos
outros comércios de outras variedades
outras músicas e rumores e odores
a vida, porém, a mesmíssima
com as mesmas vontades,
ambições, colores, beleza,
mas um outro olhar
um outro tempero
mas ainda vida
vida que pulsa à romana
à italiana
tramite un brasiliano
da cabeça aos pés
CAZZO: È il vocabolo che fa rizzare i capelli a una determinata categoria di persone perché lo ritiene scurrile, volgare, non degno di apparire nel contesto di un discorso. Si tratta di una parolaccia che non sta bene sulle labbra della persona "civile"? In linea di massima, sì. Eppure sappiamo quanto e quale uso ne facciamo per proprio conto gli stessi "sputasentenze" di giornata, i "puritani" che agli occhi degli altri vorrebbero apparire sordi per non farsi rossi e darla da intendere che si sentono scandalizzati e offesi. Sì, proprio queste persone false, bugiarde, dalla doppia personalità e alla ricerca continua della barzelletta spinta, parolacciata, dal doppio senso, pur facendosi gabbo di certe espressioni da basso ceto stracariche di volgarità, sono pronte ad acciuffare l'occasione per entrare senza intoppi e volontariamente nella stessa volgarità e… sentire e godere l'effetto che fa. Il popolo non si fa scrupolo di niente e usa la parola CAZZO per rafforzare il discorso, per renderlo più credibile, più reale, più consistente. Con tale vocabolo si rende meglio l'idea, senza cadere nell'oscenità, perché il desiderio di chi parla è solo quello di farsi comprendere. Infatti l'attore belliano, privo di cultura, quasi o del tutto analfabeta, non disponendo che di un ristretto numero di vocaboli, coloriva il proprio dire con le "parolacce" più adatte, più espressive, più convincenti e faceva tutto ciò senza alcuna intenzione di accrescere la propria ignoranza, di calare ancora più in basso fino a toccare il fondo melmoso della trivialità. Scrive Fernando Ravaro: "Sulla bocca del popolo, che parla ed ha sempre parlato un linguaggio scevro da ipocrisie, il ricorrere frequente del vocabolo 'CAZZO', non nasconde alcun senso di oscenità, né tanto meno di voluta di offesa al pudore".
Oltre che il membro virile, CAZZO, come interiezione, esprime sdegno, ira, noia, meraviglia, rabbia, incredulità; oppure può significare niente e nessuno, persona buona a nulla, sciocca, capace di dire soltanto insulsaggini. E non si attribuisce al solo Belli l'esclusiva dell'uso del vocabolo in parola, perché anche letterati illustri come Machiavelli, Leopardi, Giusti se ne sono serviti con molta naturalezza per "condire" bene i loro scritti, preferendo mettere al bando, piuttosto, la maschera di ogni forma di ipocrisia. Il vocabolo CAZZO, osceno e scandaloso quando si vuole, ormai appartiene al patrimonio linguistico nazionale e dei mass-media, per cui è libero di aleggiare anche tra le pareti dei puritani irriducibili, malati di bigottismo.
A REDENÇÃO DO CARALHO
(Piccolo Dizionario Romanesco: Un prezioso vademecum per conoscere e apprezzare il linguaggio popolare della Città Eterna)